PLATONE: La visione politica e il problema educativo
LA VISIONE POLITICA E IL PROBLEMA EDUCATIVO
IL MODELLO DELLO STATO IDEALE
Secondo Platone c'è un legame tra l'etica e la politica: egli sostiene che lo Stato sia lo specchio dell'anima, visto che il modello di giustizia che presiede alla vita morale dell'individuo è lo stesso che regola la vita ordinata dello Stato.
Il modello dello Stato di Platone è utopico, perché è un esempio di come potrebbero essere gestite le istituzioni politiche seguendo l’istanza del Bene e, pertanto, la sua validità non dipende dalla sua realizzazione effettiva, ma dall'idea che porta. Le classi sociali all'interno di questo modello di Stato sono:
la classe dei governanti, a cui deve essere affidato il comando della città;
la classe dei guerrieri, a cui è dato il compito della difesa militare;
la classe dei lavoratori, a cui è affidato il compito di provvedere ai bisogni materiali.
Lo Stato che Platone delinea è quindi un regime aristocratico, in cui il governo della città viene affidato ai migliori e cioè ai filosofi, in quanto dotati della capacità di guidare gli altri uomini (in greco áristoi) secondo lo spirito e la ragione.
Platone individua inoltre 4 regimi politici corrotti:
la timocrazia, che è il governo degli uomini che pongono al vertice della propria considerazione l'onore e non la Sapienza. Essi sono ambiziosi e amano il potere perché dà loro gloria e fama;
l'oligarchia, che è il regime fondato sul censo, in cui solo chi è ricco ha potere e i poveri non hanno il diritto di accedere ai posti di comando. In questo Stato coloro che dominano sono persone avide di denaro, che pongono al di sopra di tutto i beni materiali e la ricchezza;
la democrazia, che è un regime dove la massa dei poveri, ribellatasi ai ricchi, si impossessa del potere e tende ad abbandonarsi ai desideri smodati e ad ogni sorta di piacere;
La tirannide, è la peggiore forma di governo, dato che il tiranno, disonesto e malvagio, una volta preso il potere con la forza, è costretto a liberarsi di ogni persona saggia ed intelligente ed è obbligato a circondarsi di persone pronte ad assecondarlo e lusingarlo.
Una volta delineato l'ideale di Stato giusto, con un'unità armonica della città, ai governanti spetta il compito di mantenere unite le forze in gioco, evitando conflitti sociali tra le classi, così da costituire un perfetto organismo.
Gli unici che possono garantire un risultato del genere sono i filosofi, visto che essi sono dediti allo studio e alla conoscenza razionale. Per Platone, infatti, il filosofo deve mirare alla ricerca della verità e del bene. L'uomo di stato deve possedere la scienza vera, epistéme, che si consegue attraverso la ricerca razionale.
Ciò che è fondamentale per questo progetto educativo non è il guadagno o il successo, ma l'aspirazione al Bene. Con questo progetto educativo tutti i bambini vengono educati ed allevati in comune dallo Stato fino all'età di 18 anni.
L'educazione elementare inizia a 7 anni ed è fondata sulla ginnastica, sulla musica e sulla matematica. La matematica è fondamentale, perché ha lo scopo di risvegliare lo spirito e di stimolare le capacità di estrazione di memoria e di penetrazione logica.
All'età di 18 anni il giovane viene avviato al servizio militare e dopo due anni si accosta allo studio delle scienze con un metodo che privilegia la visione d'insieme dei problemi.
Solo a 30 anni i migliori giovani potranno poi studiare la filosofia ed in particolare il metodo dialettico.
IL MITO DELLA CAVERNA
Platone usa il mito della caverna per esporre e chiarire il percorso conoscitivo che l'uomo deve compiere per arrivare al vertice della Sapienza filosofica. Nel mito platonico della caverna ci sono degli esseri umani incatenati, che sono sempre rimasti all'interno della caverna, che è parzialmente illuminata da un fuoco acceso vicino all’entrata. Tra il fuoco e le persone c'è un muricciolo basso, dietro al quale passano persone con figure di animali, statue, vasi e altri oggetti. I prigionieri vedono così, proiettate sul fondo della caverna, solo le ombre degli oggetti portati.
Un giorno uno schiavo riuscì a liberarsi e a camminare fino all'uscita della caverna. Una volta uscito, rimase abbagliato dalla luce del sole e questo gli provocò inizialmente grandi dolori agli occhi. Abituatosi alla luce, riuscì a scoprire il mondo che c'era al di fuori dalla caverna, comprendendo così che ciò che vedeva prima non era la realtà.
Tornato all'interno della caverna per avvisare i suoi compagni prigionieri, non riusciva a vedere niente, perché si era abituato alla luce del sole. I compagni non credettero alle sue scoperte, lo disprezzarono e risero di lui.
Platone esclude l'arte dal percorso formativo perché l'artista non imita la verità assoluta e perfetta, ma imita ciò che trova nella realtà sensibile. L'arte per Platone è imitazione di imitazione ed è quindi lontana dal vero. Essa viene da lui considerata controproducente nella formazione dei filosofi, in quanto rappresenta la dimensione del sogno, delle immagini fallaci, delle conoscenze fugaci e ingannevoli, che possono distrarre e confondere.
L'arte viene quindi considerata da Platone negativa e diseducativa per tre motivi:
essa propone modelli di comportamento immorali e frivoli;
essa allontana dal vero, perché è appunto imitazione di imitazione;
essa è frutto della divina ispirazione, quindi induce nell'errore e attenua la capacità di giudizio.
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