PLATONE: La cosmologia e il fondamento delle leggi
LA COSMOLOGIA E IL FONDAMENTO DELLE LEGGI
L'UNIVERSO COME "COSMO"
Nel "Timeo" e nelle "Leggi" Platone torna ad interrogarsi sul bisogno di unità e di ordine, allargando il suo sguardo fino a raggiungere una dimensione cosmica. Secondo Platone tutto l'universo pulsa di una vita ordinata e armoniosa ed è avvolto dalle braccia protettive di una grande e intelligente divinità, che il filosofo chiama anima del mondo. Platone definisce il mondo naturale "Cosmo", che in greco vuol dire ordine, perché sebbene esso sia inferiore rispetto al mondo delle idee eterne ed incorruttibili, è fatto ad immagine e somiglianza di quello.
IL RACCONTO DEL "TIMEO"
Nel "Timeo" Platone narra l'origine dell'universo attraverso un mito, consapevole di non essere in grado di fornire una spiegazione scientifica e rigorosa del mondo fisico, ma soltanto una descrizione altamente probabile. All'inizio il mondo era soltanto disordine e caos, una materia priva di vita (in greco chora) informe, caratterizzata da un continuo movimento. Questo disordine era in contrasto con il mondo degli dei, illuminato dal bene e che tendeva a diffondere la sua luce ordinatrice su ogni cosa. Fu allora che comparì il Demiurgo, una divinità buona, intelligente e priva di invidia, che decise di dare ordine a quel mondo caotico per renderlo migliore e vivibile. Il divino artefice non fu quindi un creatore, ma un sarto, perché modellò la materia caotica primordiale. Il Demiurgo, ispirandosi al modello supremo, diede forma alla materia disordinata, trasformando quindi il caos in un armonioso organismo vivente dotato di un'anima: il Cosmo. Nel "Timeo" c'è una contrapposizione tra l'intelligenza e la necessità. La necessità (in greco anàke) è tutto ciò che è dato e non deriva dalla libera scelta, è la natura, il caso, la fortuna, il limite, la materia, le passioni, gli istinti. L'intelligenza, al contrario, è tutto ciò che proviene dallo spirito, dalla ragione, dalla scienza, dalla conoscenza.
L'ORIGINE DEL TEMPO E L'INFLUSSO DEGLI ASTRI
Il Demiurgo pensò di rendere il Cosmo ancora più bello e simile al mondo delle idee e così creò il tempo, che è un'immagine mobile dell'eternità. Con questa espressione Platone intende che la suddivisione in giorni, notti, mesi ed anni, che non esisteva prima della formazione del cielo, fu voluta dal Demiurgo per dare ordine al corso degli eventi naturali e umani, affinché potessero organizzare la loro vita. Il tempo si divide in passato, presente e futuro, ed imita l'eternità, perché è perennemente presente.
Il Demiurgo aveva creato anche gli astri per il bene degli uomini. Essi, infatti, oltre ad illuminare il mondo con la propria luce, aiutano gli uomini ad identificare l'alternarsi del giorno e della notte e misurare, quindi, il tempo.
Secondo Platone, inoltre, c'è un'affinità tra gli astri e l'anima degli uomini, in quanto, secondo lui, il Demiurgo abbinò ciascuna anima ad un astro.
Il Demiurgo pose ciascuna anima su un astro, in modo tale che l'anima potesse usare l'astro come veicolo per viaggiare nell'universo e conoscere le sue leggi. Essa, incarnandosi in un corpo, verrà colta dalle passioni e dovrà riuscire a dominarle, per poter vivere nel bene e nella giustizia e poter così fare ritorno all'astro, propria sede naturale. In caso contrario, se essa sarà dominata dalle passioni, vivrà nell’ ingiustizia e sarà costretta a reincarnarsi in corpi sempre meno perfetti (ad esempio anche in animali).
LA FUNZIONE DELLA LEGGE NELLO STATO ORDINATO
Le leggi di Platone regolamentano minuziosamente ogni aspetto della vita dei cittadini, al fine di realizzare nella città degli uomini lo stesso ordine divino che regna nel Cosmo. Con esse Platone cerca di evitare il conflitto tra le classi sociali, che è alimentato dalla lotta tra poveri e ricchi e che potrebbe decretare la fine dello Stato.
Platone, infatti, cerca di costruire una società ordinata, in cui la giustizia possa trionfare. Le leggi per Platone, inoltre, hanno una funzione sia costrittiva che educativa. La funzione costrittiva è rappresentata dalla prescrizione nei particolari di quale deve essere la migliore condotta dei cittadini, mentre la funzione educativa è rappresentata dall'aspirazione ad essere una guida per i giovani che, seguendo le leggi, sapranno poi diventare bravi cittadini.
IL FILO D'ORO DELLA RAGIONE
Nel libro delle "Leggi" Platone paragona l'uomo ad una marionetta, in quanto è un giocattolo nelle mani del dio. Platone ci immagina, infatti, come dei burattini, costruiti dagli dei e sostenuti da molteplici fili, che però sono ingarbugliati, come in una grossa matassa. Questi fili rappresentano le nostre passioni, che ci strattonano, portandoci in direzioni opposte, facendoci tenere comportamenti contrastanti, tendenti al vizio o alla virtù. Tra tutti questi fili però, c'è il filo sacro d'oro della ragione, che ci conduce solo alla virtù. Mentre gli altri fili sono di ferro e quindi rigidi, quello d'oro è flessibile ed è il migliore di tutti. I cittadini possono seguire questo filo grazie a una corretta educazione, che li guidi verso la virtù e la giustizia.
Per Platone, infatti, il sacro filo d'oro della ragione rappresenta la ragione, che costituisce la guida più sicura sulla via della civiltà. Essa, inoltre, è il riflesso della ragione divina che governa il Cosmo. Le "Leggi" sono un'articolazione concreta e pratica della ragione e dell'ordine cosmico e sono particolarmente utili, in quanto la società è corrotta e gli uomini sono imperfetti. Le "Leggi" servono a soccorrere la natura umana, che deve fare i conti con le passioni - i fili di ferro - che possono irretire l'uomo. Poiché il filo d'oro della legge deve mostrare come bisogna comportarsi nella vita di tutti i giorni, per Platone è importante che in uno Stato la legislazione sia coerente con le virtù della saggezza della giustizia e che abbia un solido fondamento nella religione. La religione è intesa da Platone in senso filosofico, ovvero è la fede in una divina intelligenza, che tutto regge tramite un ordine matematico e si esprime attraverso il percorso degli astri.
LA CITTA' FORTEZZA
La nuova città disegnata dalle "Leggi" è una città fortezza, sia per le caratteristiche culturali che strutturali. La nuova città è costituita da un piccolo insediamento, difeso dalle abitazioni dei cittadini disposte a cerchio, che costituiscono un baluardo morale e architettonico. Questa città è libera da corruzione e decadenza. In essa, infatti, c'è un numero limitato di cittadini, che è mantenuto da un'attenta politica di controllo dei matrimoni e delle nascite. Le donne hanno un'età da matrimonio che va dai 12 ai 20 anni e gli uomini hanno un'età da matrimonio che va dai 30 ai 35 anni. Entrambi i coniugi devono impegnarsi a dare allo stato figli di bell'aspetto e di buona educazione. Ogni comportamento antisociale è condannato, poiché mette a rischio la serenità della vita nella città, essendo causato dai piaceri smodati ed eccessivi, dalle intemperanze e dalla stoltezza. A garantire l'ordine della legge ci sono i "Custodi della legge", che hanno il compito di garantire e vigilare il rispetto delle norme.
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